I Normalistas di Ayotzinapa e le famiglie dei 43 desaparecidos condannano agressione della polizia

Fonte: Tlachinollan

Pronunciamento: Il Comitato studentesco della scuola Normale di Ayotzinapa e le famiglie dei 43 desaparecidos  condannano agressione della polizia.

Incessante persecuzione e repressione contro la Normale di Ayotzinapa.

Ayotzinapa, Guerrero 28 Marzo 2015.- Come comitato studentesco della scuola Normale rurale “ Raúl Isidro Burgos” di Ayotzinapa e come famiglie dei 43 desaparecidos denunciamo con forza la repressione sistematica e le reiterate vessazioni  che continuiamo a subire a causa della nostra richiesta di presentazione con vita dei 43 compagni  desaparecidos.

Oggi, alle 11:00 ca. piú di 600 membri della Policia Estatal  hanno fermato 3 autobus che arrivavano da Zupango, all’interno dei quali  viaggiavano 50 studenti della nostra scuola Normale che erano andati a occupare alcuni autobus necessari per realizzare attivitá relazionate con la lotta per la presentazione con vita dei 43 compagni desaparecidos, a mano dello Stato messicano il passato 26 di settembre 2014.

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10ª Giornata di Azione Globale per Ayotzinapa

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Comunicato dell’Assemblea Interuniversitaria

Compagne e compagni,

Sono passati sei mesi da quando si sono portati via gli studenti della Scuola Normale Rurale “Raúl Isidro Burgos” di Ayotzinapa Guerrero, e i 43 non sono né vivi né morti, sono DESAPARECIDOS. Ma continuano ad essere qui, nel cuore delle loro madri e dei loro padri, dei loro compagni e amici. Un cuore che é diventato moltitudine. Un’assenza che per noi é diventata un’unione definitiva.

Da quel giorno, la cittadina di Iguala viene ricordata per la barbaritá, per la stupiditá, per la morte. L’operazione di quella notte nefasta, oltre a far sparire i 43, ha strappato la vita a tre giovani studenti normalisti e ha gettato nell’angoscia e nel dolore costante famiglie umili che continuano ad esigere la presentazione con vita dei propri figli e giustizia per quanto accaduto.

Da quel 26 di settembre il comportamento dello Stato messicano é stato imbarazzante. Tutte le sue istituzioni hanno dimostrato la propria incapacitá nel garantire il diritto alla veritá, alla giustizia e, soprattutto, all’elementare diritto alla vita. La menzogna é diventata il fulcro di una politica il cui fine ultimo é quello di seminare l’oblio nella societá del nostro paese, con la impunitá come bandiera.

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Primo Festival Mondiale delle Resistenze e Ribellioni contro il Capitalismo

Finisce il 2014, anno importante per il Messico, paese che sta sperimentando una forte presa di posizione riguardo ai problemi politici e sociali che da tempo lo divorano.  “Mexico está despertando” é la frase che si inizia ad ascoltare, e sicuramente il movimento sociale nato dall’indignazione per la desaparición dei 43 Normalistas di Ayotzinapa ha generato un forte impulso alla coscienza comune per contrastare un sistema politico nel quale il popolo messicano non si é mai riconosciuto.

Ed é proprio a cavallo tra la fine di questo cruciale 2014 e l’inizio del nuovo anno che l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale ha deciso di organizzare il Primo Festival Mondiale delle Resistenze e Ribellioni contro il Capitalismo, quasi a sancire un momento di riflessione per fare tesoro di quanto accaduto e tradurlo in una strategia organizzativa per la lotta dell’anno appena iniziato.

Il Festival é stato realizzato in collaborazione con Il Congresso Nazionale Indigeno (CNI), organizzazione dal basso nata per il riconoscimento dei diritti dei Pueblos Indígenas, e ha voluto coinvolgere diversi stati del Messico con una carovana che dal 22 dicembre 2014 fino al 3 gennaio 2015 ha viaggiato dal Estado de Mexico verso Morelos, Campeche fino ad arrivare in Chiapas, nella Universitá Indigena della Terra di San Cristobal de las Casas.

Le ottanta organizzazioni facenti parte del Congresso e rappresentanti i trentacinque gruppi indigeni originari sono state accompagnate nella carovana da organizzazioni in lotta di altri 26 Paesi del Mondo aderenti alla Sexta Declaración de la Selva Lacandona; il Colletivo Solidaria43 era con loro. Continua a leggere

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¡Ni una más! ¡Ni una más! ¡Ni una asesinada más!

 

TOLUCA (Estado de México, MX), 25 Novembre 2014.

Partiamo alle 6 della mattina da Ciudad de México in direzione Toluca, Estado de México.

Ci uniamo alle e agli attivisti e familiari delle vittime di femminicidio che denunciano la responsabilità dello stato messicano tanto per attuazione quanto per omissione e impunità nei crimini che le/li hanno colpite/i.

É il 25 Novembre, Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, che in Messico è un’ulteriore occasione per ricordare le 6.4 donne che quotidianamente sono vittime di femminicidio in tutta la Repubblica. Nel novembre del 2009 lo stato viene ritenuto responsabile dalla Corte Interamericana dei Diritti Umani per i fatti accaduti a Ciudad Juárez (Chihuahua, MX) nel tristemente famoso “Campo Algodonero”, dove sono stati rinvenuti i corpi di 8 donne. Le donne nello stato di Chihuahua vengono uccise in maniera sistematica all’interno di una struttura di violenza che considera i loro corpi come desechables (usa e getta), ad un ritmo che ha toccato le 469 vittime nell’anno 2010.

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Vivos se los llevaron, vivos los queremos!

Manifestazione del 20 novembre a Città del Messico

Ieri, 20 Novembre 2014, si è concluso in una manifestazione oceanica a Città del Messico il giro delle 3 carovane dei familiari dei 43 desaparecidos di Ayotzinapa (scomparsi il 26 settembre). Le tre carovane hanno percorso il paese a Nord, Centro e Sud, sensibilizzando e incontrando altre realtà in lotta, fra cui l’EZLN (Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale) in Chiapas.

Durante la mattinata un gruppo di circa 600 manifestanti ha tentato di bloccare gli accessi all’aeroporto internazionale Benito Juarez del Distrito Federal. Gli scontri con i 1500 elementi di polizia schierati in assetto antisommossa, non si sono fatti attendere. La polizia ha accerchiato il corteo, togliendo ai manifestanti ogni possibilità di fuga. Grazie all’intervento di una associazione per i diritti umani i dimostranti sono stati poi scortati fino a piazza Tlatelolco, da dove partiva una delle manifestazioni del pomeriggio. Sedici di loro, tuttavia, sono stati tratti in arresto.

Alle 5 del pomeriggio i manifestanti hanno cominciato a concentrarsi in tre diversi punti della città, per formare tre cortei guidati dalle carovane dei familiari e compagni dei 43 normalistas. Il movimento studentesco si è dato appuntamento a Piazza delle tre culture di Tlatelolco, già tristemente nota per il massacro del 2 Ottobre del 1968. Al Ángel de la Independencia si sono radunate a migliaia le associazioni della società civile tra cui i vari movimenti femministi contro il femminicidio di Stato e il movimento LGBTI, ma anche rappresentanze dei vari movimenti indigeni, spezzoni delle Normali Rurali e gruppi dalla resistenza di Atenco che hanno manifestato a cavallo brandendo Machetes, simbolo della resistenza contadina. Il terzo corteo è invece partito dal Monumento de la Revolución ed è da segnalare la presenza e la solidarietà dei gruppi di EZLN aderenti alla Sexta.

I tre cortei, che hanno marciato riempiendo tre avenidas principali della città, hanno iniziato a confluire nella grandissima piazza de la Costitución (Zócalo) riempiendola a flusso continuo per ben 4 ore; una parte consistente del corteo non era ancora riuscita a raggiungere la piazza quando la polizia ha eseguito l’ordine di sgombero violento.

Nella piazza gremita del Zócalo, alle 19.30 circa, gli studenti della UNAM (Universidad Nacional Autonoma de México) hanno dato fuoco ad un effige del presidente Peña Nieto al grido “Dimissioni, Assassino”. Dal palco hanno parlato i familiari delle vittime di Ayotzinapa e di tutte le altre stragi commesse dal NarcoEstado riempiendo la piazza di una vibrante coinvolgimento.

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Fue el Estado!

Come collettivo di student* e lavoratrici/tori precar* che risiedono in Messico ci uniamo alla  denuncia della brutale repressione avvenuta nei confronti degli studenti della Escuela Normal Rural “Raul Isidro Burgos” di Ayotzinapa, stato di Guerrero, il 26 e 27 settembre scorsi. L’aggressione, operata dalla polizia in collusione con gruppi della delinquenza organizzata e con il beneplacito dei politici locali, ha lasciato un saldo di sei persone assassinate, di cui tre studenti della Escuela Normal Rural, venti feriti e 43 studenti normalistas fatti sparire nel nulla dopo essere stati arrestati arbitrariamente.

Quanto successo non è un caso isolato, né tantomeno puó essere circoscritto alle dinamiche politiche dello stato di Guerrero. Non é un fatto isolato perché nel Messico di oggi non mancano solamente i 43 studenti fatti sparire dallo stato: in appena due anni di governo di Enrique Peña Nieto si possono già contare almeno 30 mila desaparecidos. La responsabilitá non puó essere ridotta a livello locale, non è la prima volta né l’unico contesto in cui la repressione statale prende la forma della tortura, della sparizione forzata e dell’omicidio. L’attacco agli studenti di Ayotzinapa é infatti solo l’ultimo di una lunga serie. Dalla loro creazione, le Escuelas Normales Rurales hanno dovuto fare i conti con la repressione dello stato perpetrata non solo con l’uso della violenza fisica, ma anche con la sospensione di finanziamenti e attraverso aperte campagne di stigmatizzazione e criminalizzazione della popolazione studentesca.

In molti contesti le Escuelas Normales Rurales rappresentano l’unica forma di accedere all’educazione per ampi settori della popolazione piú invisibilizzata dalle politiche dei governi neoliberali. In questo senso si caratterizzano per essere contesti fertili per la formazione tanto accademica quanto politica, per la coscientizzazione e l’organizzazione dell classi popolari. Ed é questo che piú spaventa lo stato.

L’attacco agli studenti normalistas é quindi da considerarsi funzionale all’applicazione di politiche neoliberali che mirano a privatizzare selvaggiamente il settore pubblico, a devastare il territorio e svendere le sue risorse per piegarle alle esigenze del capitale.

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